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Aly Sonboly e il MacDonalds |
Due esempi di stragi che sono avvenute anche perché nessuno dei "buoni" era armato.
22 luglio 2016 - All’interno del centro commerciale Olympia-Einkaufszentrum di Monaco di Baviera, stasera verso le 18, Aly Sonboly, un 18enne tedesco-iraniano ha ucciso nove persone e ferito altre 35 con una pistola Glock 17 che sarebbe stata acquistata su un sito web per il commercio illegale e parallelo di armi. Il numero di matricola (abrasa ma ancora leggibile) fa risalire l’arma al un lotto venduto in Slovacchia nel 2014.
L’attentatore di Monaco era decisamente ispirato, se non ossessionato,
nella sua azione da Anders Breivik. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, il suo personal computer era pieno di immagini dell’attentatore
di Utoya ed il suo "manifesto". Venerdì era il giorno del quinto
anniversario della strage di Utoya. Il killer ha usato a Monaco la
stessa pistola utilizzata a Utoya da Breivik, una Glock 17 calibro 9x19 mm. Se
la sarebbe procurata online su una “darknet”, senza dover fornire alcuna
informazione sulla sua identità.
Tra la folla del centro commerciale di Monaco, nessuno altro era armato e nessuno ha potuto contrastarlo. I morti potevano essere molti di più.
Cinque anni prima, in Norvegia, sull'isola di Utøya era in corso un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Un uomo vestito con una strana uniforme simile a quella della polizia (vedi immagine sotto) e provvisto di documenti falsi giunse sull'isola e aprì il fuoco sui partecipanti al campus, uccidendone 69 e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave.
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Anders Breivik sull'isola |
Il responsabile degli attentati, Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese, fu arrestato in flagranza a Utøya.
Anders Breivik si era avviato verso Utøya, vestito da agente della polizia norvegese e fingendo di cercare bombe sull'isola. Arrivato sull'isola con un traghetto, Breivik dapprima ha ucciso con una pistola Glock i direttori del campo, quindi si è diretto verso i giovani raccolti in un punto di ristoro, ha estratto una carabina semi-automatica e ha incominciato a sparare sulla folla, arrivando a uccidere 69 giovani tra i 14 e i 20 anni.
Tra i presenti nessuno era armato e nessuno ha potuto contrastarlo. Diversi tra i morti erano feriti che sono poi stati giustiziati con calma da Brievik, che agiva indisturbato.
Solo dopo un'ora e mezza, la DELTA (Unità Norvegese Anti-Terrorismo), una unità di elite della polizia, ha fatto irruzione sull'isola e l'attentatore si è consegnato senza opporre resistenza.
Sopra: mappa dell'isola di Utoya e delle vittime della strage, i pallini rossi indicano i morti, quelli gialli i feriti.
E' giusto che i comuni cittadini siano sempre disarmati e quindi senza mezzi per opporsi a terroristi o squilibrati violenti?
E' giusto che molti carabinieri e poliziotti fuori servizio spesso portano con loro il tesserino identificativo ma lasciano in caserma la pistola d'ordinanza?
Il ministro dell' Interno, Angelino Alfano, ha chiesto ai membri delle forze dell'ordine di girare armati anche fuori servizio.
Per favorire una riflessione sul tema ecco un articolo di Luca Marco Comellini;
il poliziotto e la
pistola
Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha
invitato gli appartenenti alle forze di polizia a portare con sé l’arma in
dotazione anche fuori dal normale orario di servizio. Un invito che ha
sollevato non poche polemiche e mentre da parte dei sindacati del personale
della Polizia di Stato le prese di posizione sulla vicenda sembrano orientate a
privilegiare le richieste di tipo economico, facendo emergere il più
significativo “se il Ministro vuole di più deve dare molto di più”.
Colpisce immediatamente
nel segno la riflessione postata dall'avvocato Giorgio Carta sulla sua pagina
Facebook. Il professionista, ex ufficiale dei carabinieri e molto noto
nell'ambiente delle uniformi per la sua attività di tutela legale (...)
In una intervista rilasciata a Tiscali, il legale
ha chiarito gli aspetti giuridici della richiesta del ministro Alfano.
Avvocato quella del ministro è una richiesta in linea con le
attuali regole contrattuali?
"L’invito del Ministro è in sé sicuramente conforme alle attuali
disposizioni di legge: gli appartenenti alle forze dell’ordine dotati di arma
individuale, infatti, possono portarla con sé anche quando sono liberi dal
servizio. E’ considerata una facoltà, non un obbligo e, difatti, il Ministro si
è espresso in termini di “invito”. In ogni caso, a prescindere dal porto o meno
della pistola di ordinanza, tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine hanno
l’obbligo di intervenire per impedire la commissione di reati o per reprimerli
anche fuori dell’orario di lavoro.
In verità, al riguardo, la Cassazione ha
talvolta operato un distinguo tra le forze dell’ordine a ordinamento militare
(considerate in servizio 24 ore al giorno in virtù del cosiddetto servizio
permanente effettivo) e quelle a ordinamento civile, in alcune sentenze
ritenute in servizio soltanto durante l’orario di lavoro.
Sinceramente questa
distinzione non mi trova concorde e ritengo che anche il poliziotto libero dal
servizio abbia l’obbligo giuridico di intervenire per impedire la commissione
di reati.
Qual è il problema?
“Il problema è un altro ed è prevalentemente morale e strutturale, più che
economico. L’opinione pubblica e la stampa italiane hanno da tempo immemorabile
ghettizzato ed isolato poliziotti e militari. Abbiamo, infatti, lo stupefacente
paradosso di avere forze dell’ordine tra le meno violente al mondo e che,
ciononostante, vengono regolarmente accusate di esserlo. Non mi riferisco a
singoli casi, ma alla tendenza generale.
I nostri poliziotti sono così
costantemente accusati di essere violenti da essere stati ormai grandemente
inibiti a difendersi ed a fare un uso legittimo delle armi e, addirittura,
indotti ad accettare anche gravi oltraggi e violenze senza reagire.
Questo è
davvero triste perché constato come, sempre più spesso, la paura della
crocifissione pubblica (e dei processi penali e disciplinari conseguenti)
induca i cittadini in uniforme a subire offese ed aggressioni inaccettabili che
in altri paesi sarebbero immediatamente ed energicamente represse con il plauso
della stampa e della società civile."
Quali potrebbero essere i rischi per operatori e
cittadini?"
Premesso
che, in Italia, i rischi corsi dalle forze dell’ordine non importano
praticamente a nessuno, il problema è inevitabilmente destinato a influire sul
grado di sicurezza della nostra società, ma questo aspetto non è mai
adeguatamente considerato, specie dalla stampa forcaiola (di poliziotti). Un
tutore dell’ordine demotivato e timoroso di finire sotto processo per atti che
sarebbero assolutamente legittimi oltreché dovuti (come fermare fisicamente un
delinquente) nuoce non solo a se stesso, ma alla collettività, che
inevitabilmente è meno protetta. La fondamentale differenza tra i Paesi
stranieri e l’Italia è che nei primi è pacificamente accettato, in caso di
pericolo anche solo supposto o putativo, il rischio che a rimetterci la pelle
sia il delinquente e finanche il mero "sospetto". In Italia, il
principio è ribaltato e si considera più accettabile che, nel dubbio, ci
rimetta la pelle il cittadino in uniforme. Del resto, quest'ultima eventualità
trova poi un esiguo ed effimero spazio nei giornali, non fa scendere per strada
le folle né mette a rischio la poltrona di alcuno."
Quanti preferiscono voltarsi dall'altra parte e
perché?
"Impossibile
quantificarli, ma ci sono e, per fortuna, restano ancora una minoranza.
Parimenti è impossibile quantificare i tanti che, nonostante tutto, non
arretrano e continuano a combattere la delinquenza con coraggio e
determinazione. (...) Il problema è
che i primi sono destinati a crescere e, difatti, oggi sono molto meno critico
di un tempo verso coloro che, se possono, cercano “di imboscarsi” in un ufficio
per non avere problemi."
Un consiglio al ministro?
"Il
primo consiglio da dare a tutta la politica è di dotare urgentemente le nostre
forze dell’ordine delle armi non letali già a disposizione delle altre polizie
del mondo.
Penso, innanzitutto, al taser ed agli spray urticanti. Senza questi
strumenti, i nostri poliziotti sono ancora costretti ad affrontare a mani nude
un delinquente armato di coltello o di una spranga e questo è assolutamente
insensato e suicida. Peraltro, essendo l’opinione pubblica notoriamente più
preoccupata dei danni fisici subiti dai malviventi piuttosto che dai
poliziotti, le armi non letali preserverebbero entrambi e consentirebbero
arresti indolori e del tutto non violenti.
Quale potrebbe essere il ruolo dei media?
“Più che
alla politica, però, voglio rivolgermi alla stampa ed alla cosiddetta società
civile, esortandole a considerare che il corpo di un poliziotto è l’ultimo
baluardo della loro sicurezza. Oltre il vituperato “muro umano” degli operai
con le stellette, infatti, ci sono le loro case ed i loro cari. L’ostracismo
generalizzato - che da sempre mi fa ritenere che questo non è un Paese per
poliziotti - prima o poi si ritorce contro i cittadini e davvero non mi
capacito del perché non si faccia mai questa semplice considerazione se non ora
che il terrorismo internazionale rende la cittadinanza più timorosa e, guarda
caso, più esigente verso le forze di polizia, chiamate a rendersi disponibili
anche fuori dal servizio”.
Lei, dunque, chiede anche una protezione
giuridica?
Il
problema, quindi, non è chiedere questo ulteriore sforzo (che generosamente i
nostri concittadini in uniforme non esiterebbero a fornire), ma di proteggerli
giuridicamente e materialmente affinché possano svolgere efficacemente e con
maggiore serenità il loro delicato compito, possibilmente sentendosi amati
dalla gente. Sempre che non sia chiedere troppo."
Ecco la riflessione dell’Avvocato Carta pubblicata su Facebook:
“Premesso che, fintanto che sono stato carabiniere, ho sempre portato con
me la pistola anche libero dal servizio, perfino al mare ed in palestra,
l'invito generalizzato del ministro Alfano a fare altrettanto mi lascia
stupefatto. Infatti, come si può pretendere da un poliziotto o un militare
italiano di tenersi pronto (a sparare?) in ogni circostanza se, anche quando è
in servizio, passa l'anima dei guai se solo torce un capello ad un delinquente
che magari lo sta aggredendo?
Abbiamo lasciato devastare piazza di Spagna dagli
hooligans sotto lo sguardo impotente della polizia schierata ed ora pretendiamo
che le forze dell'ordine intervengano anche fuori servizio, magari quando sono
con moglie e figli? Da decenni, soprattutto per colpa della stampa e della
cosiddetta società civile, abbiamo indotto le forze dell'ordine a ritenere
preferibile e raccomandabile il voltarsi dall'altra parte e, ora che abbiamo
paura, le vogliamo pronte ad attivarsi anche mentre fanno la spesa al
supermercato? Soprattutto, quando si decideranno a dotarle in servizio degli
strumenti necessari (in primis il Taser) per neutralizzare i violenti senza
andare a loro volta all'ospedale (e poi a processo)?”.