Aftab Farooq |
Nel corso di controlli durati diversi mesi, la procura nazionale antimafia e anti-terrorismo aveva raccolto prove di un crescente processo di radicalizzazione che ha portato il giovane pachistano a un passo dal jihad. Il pachistano era giunto in Italia con i propri familiari 13 anni fa. Ultimate le scuole in Italia, aveva trovato un lavoro come magazziniere e viveva in un vecchio cortile nel centro storico di Vaprio.
Come emerso dalle indagini dei Carabinieri, guidati dal colonnello Paolo Storoni, svolte anche in collaborazione con organi di polizia esteri, il Farooq era molto attivo sui social network, ricercava documenti e filmati riconducibili al fondamentalismo islamico e al terrorismo di matrice jihadista e intratteneva contatti virtuali con soggetti dello stesso orientamento islamico-radicale.
Alcuni di questi soggetti sono stati successivamente colpiti da provvedimenti cautelari per fatti di terrorismo ed espulsi dall'Italia per gli stessi motivi, come nel caso dell'albanese Ibrahimi Bledar, un albanese 25enne residente a Pozzo d'Adda.
Aftab Farooq stava ultimamente preparandosi alla "guerra santa" con un atto di martirio. Tra i potenziali obiettivi del pachistano pare ci fosse anche il vicino aeroporto di Orio Al Serio, che secondo lui "è protetto solo fa una fragile rete metallica". Il miliziano dello Stato islamico sapeva dove andare a reperire materiale per la costruzione di ordigni esplosivi.
Oltre a desiderare di raggiungere la Siria per unirsi ai guerriglieri dello Stato islamico, tentando di convincere in tale proposito la moglie e altri connazionali, ha mostrato segni di progressiva esaltazione ideologica a sostegno del Califfato, avendo già prestato giuramento di sottomissione al califfo Abu Bakr al Baghdadi.
Contro di lui il ministro degli Interni ha emesso un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale "per motivi di sicurezza pubblica".
vedi anche: articolo del 3 luglio 2015
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