"Assistiamo a scene d’ogni tipo ... sotto gli occhi di donne e bimbi... Abbiamo notato traffici equivoci di cessione di stupefacente... Ci sono state risse con danneggiamento delle vetture in sosta... C’è il disagio di anziani a rincasare nel tardo pomeriggio e nelle ore serali a causa dell’atteggiamento molesto e aggressivo...".
La
segnalazione, prima di essere consegnata in commissariato, è stata
"trattata" per darle un italiano burocratico; l’ha scritta un gruppo di
residenti delle case popolari dello Stadera. Questa che avete letto è
soltanto l’introduzione. Poi seguono spiegazioni, descrizioni fisiche di
violenti e spacciatori (quando si riesce, vengono forniti anche nomi e
cognomi); in allegato ci sono le fotografie scattate con i cellulari e
stampate a colori, i disegni a biro del cortile con le X a segnare i
punti della compravendita di droga, le targhe delle macchine dei
balordi, i giorni della settimana nei quali l’«attività» è più intensa e
tra parentesi gli orari precisi. Alla fine non è una segnalazione ma un
dossier. Gran parte dei 18 arresti nell’ultimo mese nei
quartieri popolari di Corvetto, Gratosoglio e Stadera, è nata qui. Da
queste righe dei cittadini di via Neera. I quali siccome non bastava, hanno messo a disposizione i propri appartamenti e i garage per gli appostamenti dei poliziotti.
(...)
(...)
Sia il questore Luigi Savina sia il
comandante provinciale dei carabinieri, generale Maurizio Stefanizzi evidenziano ed elogiano la "vigilanza" dei milanesi.
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Naturalmente "vigilare" nei quartieri di frontiera può comportare dei rischi.
A Calvairate-Molise, Sanija Osman Ramadan, coraggiosa nell’opporsi agli abusivi e informare le forze dell’ordine, s’è vista la porta di casa bruciata (due volte).
Nel quartiere Baggio, in via Quarti, un’anziana che ha osato protestare contro i malaffari di occupanti rom è stata minacciata di morte.
Eppure, non ci fossero certi abitanti, forse anche in via Quarti molte indagini non sarebbero state chiuse. E senza la decisa collaborazione di alcune settantenni che avevano parzialmente riconosciuto gli squadristi, non ci sarebbero stati i primi indagati per l’assalto al circolo del Pd in via Mompiani. E ancora, senza le «sollevazioni popolari» di via Pascarella, sarebbe meno facile per polizia e carabinieri conoscere in tempo reale le mosse dei delinquenti di Quarto Oggiaro che si riuniscono nei locali occupati. Collaborazione, s’è detto prima. Ci sono due signore, abitano in via Gratosoglio. Da sole, con appostamenti degni dei migliori investigatori, hanno ricostruito l’assetto di una banda di una ventina di adolescenti bulli di quartieri: picchiavano e rapinavano i passanti. Le donne hanno consegnato il "lavoro" al vicequestore Angelo De Simone, dirigente del commissariato Scalo Romana e sostenitore del canale cittadini-inquirenti. Sono partite le retate e della banda oggi non c’è traccia.
Il tema ampio e articolato della casa, in particolare delle case popolari, non è un elenco di contrapposizioni, di schieramenti. Ma il tema, questo sì, comporta delle scelte di campo.
Andrea Galli
articolo completo su: milano.corriere.it
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