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Carmine Tripodi |
5 febbraio 2015
Stamane, in occasione del trentesimo anniversario
della barbara uccisione del brigadiere Carmine Tripodi, presso la Chiesa Santa
Maria della Pietà di San Luca, il Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace,
Monsignor Francesco Oliva, assistito dal Cappellano Militare dei Carabinieri,
don Aldo Ripepi, e dal parroco del Luogo, Don Pino Strangio, ha presieduto una
celebrazione eucaristica in memoria del sottufficiale, preceduta da un
significativo momento presso il luogo dell’eccidio, dove, nei pressi del monumento commemorativo, il
comandante provinciale dei Carabinieri, col. Lorenzo Falferi, ha deposto uno
corona d’alloro in memoria del decorato, cui sono stati resi gli onori militari
da un picchetto armato, sulle note del silenzio d’ordinanza.
Alla commemorazione, insieme a una rappresentanza
dei Carabinieri delle compagnie di Bianco, Roccella Jonica e Locri, ricadenti
sotto l’egida dell’omonimo Gruppo, e i rappresentanti di numerose sezioni ANC della Calabria.
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omaggio alla lapide a Locri |
L'attentato
La sera del 6
febbraio 1985, in corrispondenza di una curva a gomito della strada
provinciale San Luca – Bovalino, in Località Ponte Cucuzza, è stato
ucciso mediante l’esplosione di almeno 6 colpi di fucile caricato a
pallettoni, il brigadiere Carmine Tripodi, nel mentre, in uniforme, a
bordo della propria autovettura Fiat 132, si stava recando per motivi di
servizio presso il Comando Compagnia di Bianco.
Il corpo esanime del militare venne
scoperto da una pattuglia della stessa Stazione di San Luca in servizio
di perlustrazione: era stato colpito da almeno due killer, i quali, a
distanza ravvicinata, lo avevano colpito fucili
caricati a pallettoni, per poi dileguarsi verosimilmente a bordo di una
autovettura di grossa cilindrata. Tuttavia il sottufficiale dell’Arma riusciva a impugnare la sua pistola d'ordinanza e sparare cinque colpi, colpendo almeno uno degli aggressori.
Nella lotta contro l'Ndrangheta il brigadiere Tripodi combatteva efficacemente con due semplici virtù: onestà e coraggio. Comandava la stazione di San Luca. Indagava sul rapimento
dell'industriale Carlo De Feo, prelevato nel 1983 a Casavatore vicino a
Napoli, uno dei tanti ostaggi della lunga serie con cui l'anonima
sequestri, che qui molti conoscevano di persona, rese famosi San Luca e
dintorni
la medaglia d'oro
Per tali accadimenti il brig. Carmine Tripodi è stato insignito di medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione: "Comandante
di Stazione distaccata, già distintosi in precedenti operazioni di
servizio contro agguerrite cosche mafiose, conduceva prolungate,
complesse e rischiose indagini che portavano all’arresto di numerosi
temibili associati ad organizzazioni criminose, responsabili di
gravissimi delitti. Fatto segno a colpi di fucile da parte di almeno tre
malviventi, sebbene mortalmente ferito, trovava la forza di reagire al
proditorio agguato riuscendo a colpirne uno, dileguatosi poi con i
complici. Esempio di elette virtù militari e di dedizione al servizio
spinto fino al sacrificio della vita".
la sua morte è stata vendicata?
Dopo alcuni giorni dal delitto vengono arrestati tre giovani di San Luca, ritenuti gli esecutori materiali dell'omicidio, da alla fine saranno prosciolti assieme ad altri otto indagati per il reato di favoreggiamento personale.
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Salvatore Romeo (a destra) e un complice |
Tra gli arrestati c'è Salvatore Romeno, che cinque anni più tardi verrà ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri durante il tentato sequestro della giovane Antonella Dellea in provincia di Varese. Un conflitto a fuoco nel quale moriranno anche i tre complici di Romeo, tutti originari di San Luca e di Careri.
"Dopo avergli sparato, i killer urinarono davanti al cadavere",
racconta un maresciallo dei carabinieri che per anni ha dato la caccia
ai clan dell'Aspromonte. L'omicidio e lo spregio non bastarono. Per anni
i picciotti danneggiarono la lapide che Luciana, la fidanzata del brigadiere,
una maestra elementare di Bianco, aveva voluto lungo la strada per San
Luca.