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il ten. Issenmann sulla scena del crimine |
Pioltello, quartiere Satellite, lunedì 15 dicembre 2015.
Alle 22:50 tre uomini sono entrati nel Bar Sport di Via Mozart, nel quartiere Satellite. Tre volti sconosciuti agli avventori del bar, tra cui c'erano i due albanesi Mrishaj Endri e Vladimir Pjetri, seduti a un tavolo a giocare a carte.
Improvvisamente uno dei
tre sconosciuti ha estratto una pistola e ha esploso almeno sette colpi
in direzione del tavolo dei due albanesi. Il 26enne Mrishaj è stato
ferito gravemente all'addome, Vladimir a una gamba.
I tre uomini avevano trascorso la serata alle slot machines del locale, perdendo somme importanti di denaro, probabilmente
qualche migliaio di euro. E avevano molto, soprattutto
superacolici. Infuriati per la serata sfortunata, hanno chiesto con rabbia di bere altri alcolici. Il barista si è rifiutato di servirli e gli ha mandati via: loro sono usciti per un attimo e poi, in preda all’ira, sono tornati e hanno aperto il fuoco.
Il modus operandi durante la sparatoria è stato da professionisti: chi ha sparato indossava guanti di lana nera
e tutti loro sono stati attenti a non lasciare impronte digitali. Uno
dei tre uomini è rimasto sulla porta d’ingresso agendo come persona
abituata a guardare le spalle ai complici. Gli altri due hanno impugnato
le armi corte: il primo ha sparato 7 o 8 colpi contro i presenti,
prendendo in pieno Mrishaj e il barista, mentre il secondo gli ha coperto le spalle con l’arma puntata.
I tre si sono poi prontamente e abilmente dileguati.
Sono subito giunte sul posto le gazzelle della tenenza di Pioltello e del NORM di Cassano, oltre a tre ambulanze. Una di queste ha trasportato Mrishaj al Policlinico di Milano, però le sue ferite erano troppo gravi e il giovane è deceduto in sala operatoria. Mrishaj Endri, senza fissa dimora, era stato già arrestato lo scorso mese di maggio dai Carabinieri di Pioltello perché trovato in possesso di 80 grammi di cocaina. Vladimir Pjetri, invece, lavorava come cameriere nel bar stesso.
Secondo i racconti dei testimoni e quanto registrato dalle telecamere si è trattato di un reato d'impeto, di un litigio finito male, non di un regolamento di conti tra spacciatori.
Dopo le prime indagini, affidate ai nostri amici investigatori del nucleo di Monza, i tre sconosciuti vengono descritti come professionisti addestrati a sparare a sangue freddo e abituati a coprirsi le spalle a vicenda per non esporsi al fuoco degli avversari.
Gli investigatori hanno esaminato con cura i fotogrammi del sistema di sorveglianza del bar e della telecamera installata dal Comune all’angolo della strada, che punta proprio sull’ingresso del locale. I volti dei tre uomini non corrispondono a nessuno dei profili della banca dati delle forze dell’ordine e non sembrerebbero nemmeno avere precedenti penali. Sicuramente non sono di Pioltello, altrimenti al Satellite li avrebbero riconosciuti, quindi si pensa a dei forestieri. Alcuni testimoni della sparatoria hanno riferito di aver colto un accento georgiano nella voce dello sparatore.
Per il momento, non sarebbero emersi elementi che farebbero pensare ad un regolamento di conti, anche se i killer erano dei veri professionisti.
Esortiamo quindi tutta la popolazione di Pioltello a fornire ai Carabinieri ogni informazione che potrebbe portare all'identificazione dei colpevoli.
vedi anche: quartiere Satellite senza pace
Un anno prima, nel "bar Centrale" di Via Bellini, nello stesso quartiere del Bar Sport, quattro uomini, entrati a volto coperto, avevano gambizzato un avventore di orgini albanesi.
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Annotazioni sulla mafia georgiana
La mafia georgiana, troppo spesso confusa con quella russa, è un fenomeno criminale in prepotente ascesa sorto dalle ceneri dell’ex Unione Sovietica. Forse per questo, erroneamente, viene assimilata alla mafia russa. Un’associazione di idee che spinse Aleksandr Gurov, della Commissione sicurezza della Duma, ha dichiarare come “una mafia etnicamente russa non esiste. Nella criminalità organizzata confluiscono i rappresentanti di vari gruppi armati.
La mafia georgiana ha caratteristiche proprie e si sviluppa intorno agli anni Ottanta del secolo scorso, quando nella repubblica socialista georgiana cominciano a introdursi timidi elementi di rinnovamento economico e politico. L’economia georgiana pre-perestrojka era il risultato di una fondamentale differenza culturale dovuta all’affermarsi di
valori come la competizione, la capacità di assumersi rischi, il senso dell’onore e il nepotismo. Dieci anni dopo questo sostrato economico-politico si rovescia nella nuova Georgia indipendente traducendosi in
un'economia basta sulla corruzione, sull’influenza e sull’illecito. La formazione delle reti di criminali, denominati kanonieri qurdebi (ladri nella legge) sul calco delle organizzazioni criminali sorte nel resto del territorio sovietico è stata
favorita anche dalla guerra civile che ha riguardato la Sud Ossezia (1991-92) e l’Abcasia (1993). L’economia di guerra, quando non se ne è avvalsa, ha favorito lo sviluppo di gruppi criminali. L’economia di pace non è riuscita ha rifondare il sistema economico e il potere criminale è andato affermandosi al punto che, nel 2003, l’allora presidente georgiano (già ministro degli esteri sovietico) Eduard Shevardnadze ammise: “la mafia sta mangiando il Paese”.
Secondo fonti di stampa, il 33% dei criminali provenienti dalle regioni ex-sovietiche è georgiano. Altri gruppi hanno preferito muovere verso l’Europa come i molti casi di cronaca testimoniano.
Le ragioni di un successo
La domanda di base è una: come può un così piccolo Paese sviluppare un fenomeno criminale di così grande portata? La risposta non può essere ricercata nella “cultura” o nella “mentalità” georgiana. Il motivo va cercato nella natura del fenomeno criminale georgiano. Si tratta di una mafia che fornisce protezione sociale ed economica, tanto più preziose in un periodo di transizione e radicali mutamenti come quello che andava dalla fine degli anni Ottanta all’inizio degli anni Duemila. E’ in grado di controllare e arginare altre forme criminali “da strada”, percepite come pericolo reale dalla popolazione. E’ stata utilizzata anche per la riscossione delle tasse, specie durante gli anni della guerra civile. Offre “servizi di pubblica utilità”, e questo le ha consentito di godere del appoggio popolare e politico. Nel periodo di passaggio tra l’economia pianificata a quella capitalista, la mafia georgiana ha svolto un ruolo fondamentale di controllo e gestione del fenomeno, di fatto regolandolo.
Infine, la transizione georgiana dal socialismo alla democrazia è stata particolarmente sanguinosa. Le guerre civili sono l’espressione di un più diffuso clima di instabilità che ha favorito l’affermazione di
una “mafia militare” capace di entare persino nelle forze di polizia. E’ solo dal 2004 che il processo di state-building georgiano include il contrasto alla mafia. Il risultato è stato raggiunto per metà. Poiché se da un lato i kanonieri qurdebi hanno mollato la presa sul Paese, dall’altro sono “emigrati” in Russia ed Europa, Italia compresa.