sabato 28 febbraio 2015

galleria immagini dell' Arma

Agusta A109


la fiamma




GIS e Tuscania

3o Btg "Lombardia"


arresto da parte del ROS


AW 109 NEXUS




raduno ANC a Chiavari, 31 maggio 2015








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venerdì 27 febbraio 2015

confidenze dal fondatore del ROS


Il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) nasce il 3 dicembre del 1990, e l'allora tenente colonnello Mori ne è uno dei fondatori. La struttura, individuata quale Servizio Centrale Investigativo, assume, per l’Arma dei carabinieri, la competenza a livello nazionale delle indagini nel settore della criminalità organizzata e terroristica. Mario Mori ne cura la definizione della struttura ordinativa e della dottrina d’impiego, assumendo anche il comando del I Reparto.

Nel libro "Ad Alto Rischio", scritto a quattro mani con il giornalista Giovanni Fasanella, il generale Mori non svela segreti di stato ma esprime con franchezza il suo punto di vista su molti argomenti interessanti.

Mario Mori sulle sue origini:
"Sono nato a Postumia Grotte (ex-territorio di Trieste) il 16 maggio 1939. Vuol dire che sono nato in Italia e otto anni dopo la mia terra non era più italiana.  Non mi considero un profugo in senso stretto ma oggi posso dire di non aver mai apprezzato il modo con cui il governo italiano si è sbarazzato dell'ingombrante problema rappresentato da quelle terre e da quelle popolazioni. L'esperienza della frontiera, il limite oltre il quale c'è un nemico mortale, tanto più insidioso in quanto a un passo da casa, ha condizionato l'intera storia italiana del dopoguerra e naturalmente anche quella della famiglia Mori e la mia personale. Mio padre Francesco era un ufficiale dei Carabinieri. Io ne ho seguito le vicende e i trasferimenti, e quindi ho dovuto compiere i miei studi in giro per l'Italia. Ho accompagnato mio padre nelle sue peregrinazioni, ne ho condiviso i disagi che spesso procura la vita da carabiniere, ma anche l'esempio, i valori morali, i principi. E ne ho seguito le orme professionali. Frequentai i corsi dell'Accademia militare di Modena e quelli della Scuola di applicazione di Torino. Poi entrai nell'Arma e nel 1966 fui promosso tenente."


Alcune testimonianze di. Mario Mori sulla nascita del ROS:


“La selezione degli uomini avveniva solo per chiamata diretta, uno ad uno, perché cercavamo solo personale specializzato e con un’esperienza di impiego continuativo in settori operativi; meglio pochi ma buoni.”


“La filosofia del nuovo codice di procedura penale aveva determinato una sorta di genericità professionale e di deresponsabilizzazione, persino una riluttanza all’impiego totale delle strutture nell’attività investigativa.”


“Nella lotta contro il nemico servivano specializzazione e duttilità.”


“Quando ero con Alberto Dalla Chiesa al nucleo anti-terrorismo ci diceva sempre: ‘doveste sforzarvi di conoscere - e possibilmente anche usare – il vocabolario e le tecniche dei vostri avversari, perché così sarete in grado di individuare il filo conduttore dei loro ragionamenti e di anticipare le loro mosse'.”


“Tra i primi uomini del ROS devo citare il maresciallo Giuseppe Sibilia, una persona colta, solare e di grande sensibilità; era stato uno dei più stretti collaboratori del colonnello Giuseppe Russo, ucciso dalla mafia nel 1977; con i suoi insegnamenti e i suoi consigli il maresciallo Sibilia non è solo un prezioso collaboratore, è un fratello maggiore”.


“Fin dai primi tempi abbiamo acquisito un vantaggio strategico rispetto al nostro avversario raggiungendo una “superiorità informativa”; perché questo era il principio base che ispirava l’intera dottrina del reparto, un concetto semplice ma efficace: acquisire più dati possibili sui tuoi nemici senza farti scoprire e conoscere.”
"Il ROS non si è mai appiattito sui teoremi, sulle verità preconfezionate. Ha invece percorso strade molto spesso scomode e pe rquesto ha subito gli attacchi dei benpensanti. Soprattutto nei primi anni, il ROS è finito nel mirino dei "professionisti dell'antimafia" come li definiva un intellettuale acuto come Leonardo Sciascia, il quale, da siciliano profondamente conoscitore della sua cultura e della sua psicologia, sapeva benissimo che il confine tra il Bene e il Male non è mai nettissimo. Noi del ROS costituivamo una minaccia per l'equilibrio imposto dai corleonesi e dai loro protettori. 
Ci furono avevrtimenti con inviti chiarissimi e trasversali a rietrare nei ranghi e a tenere comportamenti investigativi più allineati; inviti che naturalmente non accogliemmo, perché sapevamo di essere dalla parte della ragione."

Commenti conclusivi del libro:
"Nel corso della vita di ciascuno di noi affiora sempre la tentazione di limitare i danni, esponendosi poco e lesinando la fiducia. Ma non sempre la ricerca del quieto vivere è la soluzione migliore, soprattutto quando hai a che fare con altri uomini, come capita a chi detiene il comando. Se potessi tornare indietro, alcune cose non le rifarei, ma non sono molte. Ho affrontato gli impegni della mia professione sempre con convinzione e con risultati che sono andati anche ben oltre i miei reali meriti. E se è vero che si vive per quello che si dà, io sono molto soddisfatto di quello che ho dato e ricevuto".


La sentenza di assoluzione nel 2006:


domenica 8 febbraio 2015

la caserma della Tenenza


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Tenenza dei Carabinieri di Pioltello
Via Francesca Morvillo

tel. 02-924 0236

La nuova caserma per la Tenenza dei Carabinieri di Pioltello, è strutturata su quattro piani e un seminterrato, per un totale di 2400 mq.
Nel piano rialzato ci sono ben 12 uffici: 4 doppi, 4 singoli e 4 operativi. Vi sono poi 2 celle di sicurezza e la cucina-mensa.
Nel primo piano ci sono 15 camere per i militari, nel secondo si trovano 8 grandi alloggi di servizio di 110/130 mq per ufficiali, sottoufficiali, graduati e le loro famiglie.
Il piano interrato ha spazio per ospitare 10 auto di servizio, 2 furgoni e 2 motociclette.


A fine 2015 diventarà probabilmente la sede del Comando di Compagnia, che attualmente si trova a Cassano d'Adda.



Aggiornamento del 23 luglio 2015: 

il sub commissario prefettizzio Silvia Caprio ha firmato una delibera sull’adeguamento del programma triennale relativo alle opere pubbliche, che sarà a sua volta approvato con il bilancio di previsione. Al centro, l’ampliamento della Caserma dei Carabinieri.

In sostanza Silvia Caprio afferma che “Dopo attente valutazioni in ordine alla sicurezza del territorio e quindi dei suoi cittadini, si è reso opportuno andare a modificare il piano avviando un procedimento che preveda lo spostamento dall’attuale sede del Comando di Compagnia dei Carabinieri presso il nostro territorio”. Questo atto prevede la modifica del programma triennale delle opere pubbliche 2015-2017 sia per i finanziamenti che per le opere “finanziabili”, in modo da inserire l’ampliamento della Caserma e successivamente approvare il bilancio di previsione, nel quale sarà dunque previsto un costo dell’intervento pari a 1,2 milioni di euro. Entro quest’anno è prevista la fase di progettazione dell’ampliamento mentre si stima l’inizio dei lavori nel 2016.

Il Commissario Prefettizio Alessandra Tripodi, ha aggiunto che: “investire sulla sicurezza significa certamente investire  per il territorio ma soprattutto per i cittadini, inoltre l’operazione segna anche il passaggio dall’essere una caserma classificata a “tenenza” a “Comando di Compagnia”, con una presenza delle forze dell’ordine decisamente maggiore e un presidio costante. Pioltello è un territorio complesso che presenta situazioni incancrenite da tempo. Perciò per tutto il periodo  che guideremo il comune, fino alle prossime elezioni amministrative, riteniamo necessario  avviare un percorso che possa portare alla soluzione del problema. Certa che troveremo una ferma collaborazione nell’Arma dei Carabinieri che già nelle scorse settimane si è distinta in alcuni interventi importanti in città”.






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La nuova caserma per la Tenenza dei Carabinieri di Pioltello, costata circa 4 milioni di euro, recuperati dagli oneri di urbanizzazione pagati dall'azienda Rotolito Lombarda. 
La nuova struttura è diventata finalmente operativa il 2 ottobre 2012, ben 6 mesi dopo il taglio del nastro, con il trasferimento al suo interno dei 25 militari in servizio a Pioltello. È stato un percorso lento e sofferto, frenato da una estenuante burocrazia, con ripetuti solleciti al Prefetto da parte del sindaco e attacchi incrociati dell’opposizione. A rallentare il trasferimento della struttura all’Arma è stata la laboriosa stipula del contratto di comodato d’uso tra il Ministero degli Interni e l’Agenzia del Demanio, proprietaria dell’immobile.




L'ex assessore Saimon Gaiotto parla della nuova caserma e in generale della situazione della sicurezza a Pioltello:




31 gennaio 2009: cerimonia della posa della prima pietra della nuova caserma della stazione Carabinieri di Pioltello, promossa poi a tenenza:



Presente il maresciallo capo Rosario Isgrò, che ha lavorato per 15 anni a Pioltello, molti dei quali come Comandante di Stazione.
Rosario Isgrò




sabato 7 febbraio 2015

cittadini che collaborano


"Assistiamo a scene d’ogni tipo ... sotto gli occhi di donne e bimbi... Abbiamo notato traffici equivoci di cessione di stupefacente... Ci sono state risse con danneggiamento delle vetture in sosta... C’è il disagio di anziani a rincasare nel tardo pomeriggio e nelle ore serali a causa dell’atteggiamento molesto e aggressivo...".
La segnalazione, prima di essere consegnata in commissariato, è stata "trattata" per darle un italiano burocratico; l’ha scritta un gruppo di residenti delle case popolari dello Stadera. Questa che avete letto è soltanto l’introduzione. Poi seguono spiegazioni, descrizioni fisiche di violenti e spacciatori (quando si riesce, vengono forniti anche nomi e cognomi); in allegato ci sono le fotografie scattate con i cellulari e stampate a colori, i disegni a biro del cortile con le X a segnare i punti della compravendita di droga, le targhe delle macchine dei balordi, i giorni della settimana nei quali l’«attività» è più intensa e tra parentesi gli orari precisi. Alla fine non è una segnalazione ma un dossier. Gran parte dei 18 arresti nell’ultimo mese nei quartieri popolari di Corvetto, Gratosoglio e Stadera, è nata qui. Da queste righe dei cittadini di via Neera. I quali siccome non bastava, hanno messo a disposizione i propri appartamenti e i garage per gli appostamenti dei poliziotti. 
(...)
Sia il questore Luigi Savina sia il comandante provinciale dei carabinieri, generale Maurizio Stefanizzi evidenziano ed elogiano la "vigilanza" dei milanesi.  


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Stefanizzi (nella foto sopra con i nostri amici di Trezzo sull'Adda, con il ten. Pierluigi Grassi di ANC Carugate e con il capitano Marco D'Aleo di Vimercate) si è soffermato sull’emergenza delle case popolari, riconoscendo il valore del contributo che i cittadini riescono a dare quando, naturalmente, rispettano i ruoli, non sconfinano, non giocano a fare gli "sbirri". 

Naturalmente "vigilare" nei quartieri di frontiera può comportare dei rischi.
A Calvairate-Molise, Sanija Osman Ramadan, coraggiosa nell’opporsi agli abusivi e informare le forze dell’ordine, s’è vista la porta di casa bruciata (due volte).
Nel quartiere Baggio, in via Quarti, un’anziana che ha osato protestare contro i malaffari di occupanti rom è stata minacciata di morte.
Eppure, non ci fossero certi abitanti, forse anche in via Quarti molte indagini non sarebbero state chiuse. E senza la decisa collaborazione di alcune settantenni che avevano parzialmente riconosciuto gli squadristi, non ci sarebbero stati i primi indagati per l’assalto al circolo del Pd in via Mompiani. E ancora, senza le «sollevazioni popolari» di via Pascarella, sarebbe meno facile per polizia e carabinieri conoscere in tempo reale le mosse dei delinquenti di Quarto Oggiaro che si riuniscono nei locali occupati.
Collaborazione, s’è detto prima. Ci sono due signore, abitano in via Gratosoglio. Da sole, con appostamenti degni dei migliori investigatori, hanno ricostruito l’assetto di una banda di una ventina di adolescenti bulli di quartieri: picchiavano e rapinavano i passanti. Le donne hanno consegnato il "lavoro" al vicequestore Angelo De Simone, dirigente del commissariato Scalo Romana e sostenitore del canale cittadini-inquirenti. Sono partite le retate e della banda oggi non c’è traccia.
Il tema ampio e articolato della casa, in particolare delle case popolari, non è un elenco di contrapposizioni, di schieramenti. Ma il tema, questo sì, comporta delle scelte di campo. 


    Andrea Galli

articolo completo su: milano.corriere.it

nuova dottrina della Chiesa


Nella sua ultima intervista, durante il ritorno dal viaggio in Corea, papa Bergoglio ha affermato un concetto nuovo:

“il diritto dell'aggressore a essere fermato affinché non continui a fare del male”

Un modo nuovo e realistico di presentare la tradizionale dottrina del perdono e dell'amore del nemico: amare il nemico, in fin dei conti, significa metterlo nella condizione di riconoscere le proprie colpe e smettere di fare il male. Con ciò gli si dimostra che lo si ama. Si vuole la sua salvezza, non la sua rovina.

giovedì 5 febbraio 2015

a 30 anni dall'omicidio

Carmine Tripodi


5 febbraio 2015

Stamane, in occasione del trentesimo anniversario della barbara uccisione del brigadiere Carmine Tripodi, presso la Chiesa Santa Maria della Pietà di San Luca, il Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva, assistito dal Cappellano Militare dei Carabinieri, don Aldo Ripepi, e dal parroco del Luogo, Don Pino Strangio, ha presieduto una celebrazione eucaristica in memoria del sottufficiale, preceduta da un significativo momento presso il luogo dell’eccidio, dove, nei pressi del monumento commemorativo, il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Lorenzo Falferi, ha deposto uno corona d’alloro in memoria del decorato, cui sono stati resi gli onori militari da un picchetto armato, sulle note del silenzio d’ordinanza.
 
Alla commemorazione, insieme a una rappresentanza dei Carabinieri delle compagnie di Bianco, Roccella Jonica e Locri, ricadenti sotto l’egida dell’omonimo Gruppo, e i rappresentanti di numerose sezioni ANC della Calabria.


omaggio alla lapide a Locri

L'attentato

La sera del 6 febbraio 1985, in corrispondenza di una curva a gomito della strada provinciale San Luca – Bovalino, in Località Ponte Cucuzza, è stato ucciso mediante l’esplosione di almeno 6 colpi di fucile caricato a pallettoni, il brigadiere Carmine Tripodi, nel mentre, in uniforme, a bordo della propria autovettura Fiat 132, si stava recando per motivi di servizio presso il Comando Compagnia di Bianco.
Il corpo esanime del militare venne scoperto da una pattuglia della stessa Stazione di San Luca in servizio di perlustrazione: era stato colpito da almeno due killer, i quali, a distanza ravvicinata, lo avevano colpito fucili caricati a pallettoni, per poi dileguarsi verosimilmente a bordo di una autovettura di grossa cilindrata. Tuttavia il sottufficiale dell’Arma riusciva a impugnare la sua pistola d'ordinanza e sparare cinque colpi, colpendo almeno uno degli aggressori.

Nella lotta contro l'Ndrangheta il brigadiere Tripodi combatteva efficacemente con  due semplici virtù: onestà e coraggio. Comandava la stazione di San Luca. Indagava sul rapimento dell'industriale Carlo De Feo, prelevato nel 1983 a Casavatore vicino a Napoli, uno dei tanti ostaggi della lunga serie con cui l'anonima sequestri, che qui molti conoscevano di persona, rese famosi San Luca e dintorni


la medaglia d'oro
Per tali accadimenti il brig. Carmine Tripodi è stato insignito di medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione: "Comandante di Stazione distaccata, già distintosi in precedenti operazioni di servizio contro agguerrite cosche mafiose, conduceva prolungate, complesse e rischiose indagini che portavano all’arresto di numerosi temibili associati ad organizzazioni criminose, responsabili di gravissimi delitti. Fatto segno a colpi di fucile da parte di almeno tre malviventi, sebbene mortalmente ferito, trovava la forza di reagire al proditorio agguato riuscendo a colpirne uno, dileguatosi poi con i complici. Esempio di elette virtù militari e di dedizione al servizio spinto fino al sacrificio della vita".

la sua morte è stata vendicata?

Dopo alcuni giorni dal delitto vengono arrestati tre giovani di San Luca, ritenuti gli esecutori materiali dell'omicidio, da alla fine saranno prosciolti assieme ad altri otto indagati per il reato di favoreggiamento personale.
 

Salvatore Romeo (a destra) e un complice
Tra gli arrestati c'è Salvatore Romeno, che cinque anni più tardi verrà ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri durante il tentato sequestro della giovane Antonella Dellea in provincia di Varese. Un conflitto a fuoco nel quale moriranno anche i tre complici di Romeo, tutti originari di San Luca e di Careri.

"Dopo avergli sparato, i killer urinarono davanti al cadavere", racconta un maresciallo dei carabinieri che per anni ha dato la caccia ai clan dell'Aspromonte. L'omicidio e lo spregio non bastarono. Per anni i picciotti danneggiarono la lapide che Luciana, la fidanzata del brigadiere, una maestra elementare di Bianco, aveva voluto lungo la strada per San Luca. 






mercoledì 4 febbraio 2015

convenzioni ANC


convenzioni nazionali


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Convenzioni nella nostra zona:


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Litotipografia S. Teresa - di Loredano Tusa & C.
Via Santa Teresa 3 - Cernusco S/N - tel. 02.9249477


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martedì 3 febbraio 2015

Micalizzi per noi è la regola

Alessandro Micalizzi in Regione Lombardia
Milano, 2 febbraio 2011. Un bambino di 10 anni stava aspettando il treno nella stazione della metropolitana Loreto di Milano e intanto giocava con un videogame portatile. Completamente assorbito dal gioco, il bambino si è inconsapevolmente avvicinato alla linea gialla della banchina finché, prima di poterlo fermare, ha messo un piede nel vuoto cadendo letteralmente nel vano dei binari, dove ha sbattuto con forza la testa.
 
IL SALVATAGGIO
Senza perdere un istante un Carabiniere di 26 anni, Alessandro Micalizzi, in servizio alla stazione di Pioltello ma in quel momento semplicemente diretto verso Gessate, si è gettato dietro il bambino, buttandosi tra i binari per salvarlo. Poco prima che sopraggiungesse il treno successivo, Alessandro ha quindi afferrato il bambino di peso spingendolo sopra la banchina, al sicuro, seguendolo poco dopo anche lui stesso. Tra lo sbalordimento dei presenti, tanti hanno battuto le mani mentre il bambino, con una ferita alla testa ma sostanzialmente salvo, è stato raggiunto dalla mamma, che ha rifiutato le cure mediche sostenendo di voler portare lei stessa il bambino in ospedale.


medaglia d'oro

Sopra: il 6 giugno 2012 il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato le ricompense per fatti di "quotidiano eroismo": medaglia d'oro al valor civile al V.Brig. Roberto Lorini e al nostro Carabiniere Alessandro Micalizzi.




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Alessandro Micalizzi premiato da Concas

da: il Giorno - Martesana

Encomio all'eroe del Metrò

Pioltello, 11 marzo 2011 - Mai vista una sala consiliare così piena. Mercoledì, Pioltello è corsa in massa a rendere omaggio ad Alessandro Micalizzi, il carabiniere 26enne in servizio in città, che il 1 febbraio ha salvato a Milano un ragazzino sulle rotaie della metropolitana. Il piccolo, caduto per colpa di un videogioco, rischiava di finire sotto al treno in arrivo. In un attimo il militare è diventato un eroe, anche se respinge la definizione, e ha ricevuto un encomio dal sindaco Antonello Concas. Un’occasione ghiotta per rispolverare il rapporto fra le divise e la comunità.

Composto, misurato, Micalizzi ha avuto il suo momento di gloria: al militare il plauso commosso del pubblico che gli ha espresso riconoscenza. Il carabiniere semplice è nato e cresciuto a Messina. Un ragazzone alto quasi due metri, attento a quel che accade intorno a lui. Sempre all’erta. Sono queste caratteristiche che hanno fatto la differenza il giorno del miracolo alla stazione di Loreto, quando ha salvato il ragazzino.
TENERE D’OCCHIO la situazione è facile come respirare per uno che, così giovane, ha già alle spalle due anni nell’esercito e quattro con la divisa della Benemerita, tre dei quali prestati nell’hinterland. A Pioltello. Dove tutti i giorni si misura con la realtà multietnica della città. Abituato a servizi continui nel quartiere Satellite, crogiolo di razze e di lingue. Le etnie diverse in quella zona di palazzoni interminabili, spersonalizzanti, sono più di settanta. Ma quella polveriera è stata una palestra di vita. E alla prima occasione, il carabiniere ha mostrato la stoffa di cui è fatto.
"Micalizzi per noi è la regola",  dice il capitano Camillo Di Bernardo, alla testa della Compagnia di Cassano, da cui Pioltello dipende.

Il gigante buono, sulla banchina del metrò per Gessate, linea verde, il 1 febbraio, non ha avuto paura. "Ho controllato l’arrivo del treno, ho capito che non c’era tempo da perdere e mi sono buttato. Non ho fatto in tempo a pensare ad altro. Quando un pericolo come quello rischia di diventare concreto, si reagisce di istinto. E così è stato. Un bambino va protetto a ogni costo". Attorno la gente, prima terrorizzata, poi ammirata. Tutti a guardare stralunati il giovane angelo. Il momento più bello? "Quando ho guardato negli occhi il bambino, ormai salvo", ricorda Micalizzi. Al suo beneffatore, il ragazzino ha regalato un sorriso radioso.

    Barbara Calderola

vedi anche: operazione Arancia Meccanica